Con amore, mamma
Una mamma, la sua bambina, un diario. Il diario del primo anno di vita, l’anno in cui avvengono cose decisive per chi è nato, per chi se ne prende cura e anche per la pratica della scrittura. Scrivere, infatti, è deporre segni su una pagina, che li ospita come in una casa, come in una culla… un diario di bordo e attesta memorie, che potrebbero rivelarsi preziose ora e in futuro. La meticolosità degli appunti (date, ore, luoghi e nomi, stesi tutti i giorni, senza interruzione), le ruminazioni apprensive (“non ti attacchi'”, “non ho la montata lattea!”), il vanto legittimo (“per niente al mondo avrei rinunciato a questa gravi-danza”), l’alone depressivo (*la casa suona a vuoto quando tu dormi”), i dilemmi paralizzanti (“sarà il pasto giusto? La culla è fredda?” e “mi sento impotente quando piangi'”), lo sconforto (*sono disperata, anche stanotte ti sei svegliata..”), i sensi di colpa e le ondate euforiche sono i sintomi di quella malattia not-male, che è stata chiamata preoccupazione primaria dal pediatra psicoanalista Winnicott.
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