Una notte d’ottobre
Il paese era avvolto dalle tenebre e, con la sua voce severa, l’orologio del campanile aveva da poco annunciato le dieci agli abitanti di Pompiano. I lampioni accesi, disseminati lungo le vie, svolgevano in piedi il loro dovere, rischiarando il cammino ai rarissimi passanti e nel medesimo tempo soddisfacevano i bisogni dei cani che, solitari e guardinghi, va-gavario di strada in strada in cerca di aventure amorose. Il cielo era pulito, senza nuvole, la luna contornata dalle sue stelle se ne stava lassù appesa, tranquilla e sonnecchiante. Ma la luna lasciamola dormire in pace, meglio tornare sulla terra. Quella sera una leggera e tiepida brezza soffiava allegramente per le contrade del paese, trascinando con se, in un gioioso turbinio, miriadi di foglie dai mille colori che danzando e frusciando si rincorrevano come scolarette vispe e dispettose. Facendomi coraggio spinsi lo sguardo oltre il finestrino. Ci fissammo. Lei abbasso gli occhi. Non respiravo più, fulminato dallo splendore di quella ragazza che era stata mia…
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